Armando Picchi, libero nell’Inter di Herrera e della Nazionale, un nome dentro una formazione che tre quarti degli appassionati, conoscono a memoria, come una cantilena. Oggi parliamo di Alberto Picchi, 19 anni il prossimo agosto, centrocampista titolare in queste qualificazioni europee in Macedonia della Nazionale Under 19. Un ragazzo di un metro e 87, mite e risoluto, in campo generoso quanto tecnico. Nelle sue orecchie ancora i racconti del nonno, che gli parlava di Armando, la leggenda del calcio italiano.Alberto, porti un cognome che fa parte della storia del calcio italiano...Picchi a Livorno è un cognome diffuso. Già all’età cinque anni la mia curiosità venne stimolata dallo stadio che porta il nome di Armando e chiesi a mio nonno: era suo cugino e me lo fece conoscere attraverso i racconti e i video dell’epoca. Da lì e nato un senso di appartenenza e la mia passione per il calcio è cresciuta.E dove hai cominciato?Nell Antignano Banditella, la scuola calcio di una società livornese, dove mio padre mi accompagnava e, a sua volta, riviveva la sua passione per questo gioco.Anche lui calciatore?Si, e di buon livello. Lo voleva l’Atalanta ma mio nonno, all’epoca, preferì vederlo sistemato, con un buon lavoro. Papà, però, non mi ha mai lasciato, è sempre con me, persino qui, a Skopje, dove sta seguendo queste gare di qualificazione agli Europei.E dopo la scuola calcio dove sei andato?Al Livorno, dove ho giocato 2 anni per poi andare all’Empoli, la mia attuale società. Ora gioco in Primavera e siedo spesso in panchina della prima squadra: in pre campionato ho persino segnato due gol.Com’è la vita di ogni giorno?Frequento il 5° anno di Ragioneria a Livorno dove vivo con i miei; finita la scuola prendo il treno e poi l’autobus per raggiungere l’allenamentoPiuttosto stancante…Passa tutto, appena metto piede nel campo: l’allenamento, i compagni, mi rilassano e la stanchezza passa. Riprendo il treno per casa che sono disteso.Il tuo esordio in Nazionale?Con Daniele Zoratto e Bruno Tedino, nella Under 17 dove ho disputato la fase elite del campionato europeo tre anni fa. La prima partita l’ho giocata a Coverciano con la Under 16, contro i miei compagni dell’Empoli: il mio ex mister, contro di me, applicò una marcatura ad uomo.Fino ad oggi, mai una defaillance?Ho avuto un brutto incidente mentre giocavo nei Giovanissimi dell’Empoli: operato al crociato e sostituiti i due menischi del ginocchio sinistro, sono rimasto fermo un anno. Tanto sconforto ma alla fine si è rinforzato il mio carattere: l’amore per questo sport mi ha riportato in campo. Con mister Cecchi, negli Allievi dell’Empoli, sono arrivato alla finale nazionale contro il Parma, purtroppo persa.Tra poche ore si disputa Italia-Inghilterra, in uno stadio molto bello, l’Arena Filip II di Skopje in Macedonia...Un sogno che tutti i ragazzi vorrebbero vivere. Solo a pensarlo, mi vengono i brividi. Domani questo sogno lo vivrò, magari vincendo. Tutta la squadra lo vuole, e siamo determinati. Non so come andrà, ma io sono già felice.Oggi, alle 15.00, Italia-Inghilterra all’Arena Fip II di Skopje. Agli Azzurrini basta un pareggio per qualificarsi matematicamente alla fase successiva (precedenti incontri: Italia-Finlandia 1-1; Italia-Macedonia 3-2).