Nazionale A

A Vivo Azzurro TV Bastoni spiega la ricetta del difensore moderno: “Non devono mai mancare coraggio e intraprendenza”

A 25 anni vanta già diversi trofei in bacheca: “Da ogni esperienza prendo sempre la parte positiva. Spalletti dice in faccia ciò che pensa, è obbligatorio partecipare al prossimo Mondiale”

lunedì 13 gennaio 2025

A Vivo Azzurro TV Bastoni spiega la ricetta del difensore moderno: “Non devono mai mancare coraggio e intraprendenza”

Un Campionato Europeo, due Scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane. E poi ancora, sempre con la maglia dell’Inter, una finale di Europa League e una finale di Champions. Sembra il palmares di un calciatore a fine carriera e invece Alessandro Bastoni ha 25 anni e un futuro ancora tutto da scrivere. È lui stesso nell’intervista rilasciata a Vivo Azzurro TV in occasione dell’ultimo raduno della Nazionale a spiegare la crescita esponenziale che, da giovane promessa, l’ha portato a essere considerato unanimemente uno dei difensori più forti del mondo: “Si diventa Alessandro Bastoni imparando tanto da esperienze come l’Europeo del 2021, dove ho fatto la gavetta dietro a vere e proprie icone nel mio ruolo. La vittoria dell’Europeo è stato il coronamento di tanti sacrifici fatti da bambino. Ho avuto la possibilità di viverlo, anche se non in prima persona perché avevo davanti due totem come Chiellini e Bonucci, che mi hanno insegnato tanto”.

SULLE ORME DI PAPÀ. Il cammino di Alessandro parte da Casalmaggiore, un piccolo paese di 15.000 abitanti in provincia di Cremona. Dà i suoi primi calci nel campetto dell’oratorio sognando di emulare papà Nicola, un passato da terzino nella Cremonese: “Ero un bambino molto timido e riservato. Ho avuto la fortuna che il papà di una mia compagna di classe era un osservatore dell’Atalanta, mi portò a fare un provino e andò bene. Mio padre ha sempre avuto grandi qualità a livello calcistico, forse gli è mancata la testa. Per questo non voleva che facessi il suo stesso errore, scherzando diceva che a livello qualitativo era più forte di me. Dopo il mio esordio in Serie A gli ho fatto presente che non avrebbe più potuto dirmelo”. Un papà che è stato calciatore, ma anche autista: “È stato fondamentale nel mio percorso. Giocando all’Atalanta dovevo fare 130 chilometri all’andata e altri 130 a tornare, ha sempre fatto da taxi. Senza di lui anche a livello pratico non sarei riuscito a fare quello che sto facendo”.

Grande appassionato di basket (“mi piace lo spirito che c’è e il modo in cui sanno vivere anche la sconfitta”), già nelle giovanili dell’Atalanta dimostrava di avere un fisico da difensore e una visione di gioco da play: “Al difensore moderno non devono mai mancare il coraggio e l’intraprendenza di fare qualcosa che possa segnare la partita. È un ruolo difficile, puoi far bene per 89 minuti e al 90’ commettere un errore e sembra che hai fatto una partita disastrosa. Il Pallone d’Oro? Non è mai stata un’ambizione, essendo realisti è difficile vincerlo per un difensore. La mia soddisfazione è dare assistenza alla fase offensiva senza dimenticare i compiti difensivi”.

Dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili, nell’agosto 2020 riceve la prima convocazione in Nazionale maggiore. L’esordio arriva tre mesi dopo a Firenze, all’età di 21 anni, in occasione del largo successo (4-0) nell’amichevole con l’Estonia. L’estate seguente l’ex Ct Roberto Mancini decide di portarlo all’Europeo, dove gioca titolare la terza gara del girone con il Galles dando il suo contributo al secondo titolo continentale degli Azzurri: “Partire dall’Under 15 e arrivare qui – racconta al microfono della piattaforma OTT della FIGC - è stato un viaggio lungo e tortuoso, in mezzo sono successe tantissime cose. A un ragazzino che sta iniziando adesso consiglierei di non mollare perché anche io ho avuto difficoltà: in Under 16 e Under 17 ci sono stati momenti in cui non giocavo”.

Un grave lutto lo colpisce quando la sua carriera deve ancora sbocciare, facendogli riscrivere la scaletta delle priorità: “La mia migliore amica è venuta a mancare in seguito a un incidente, ero con la Nazionale Under 15 ed è stata la prima grande batosta della mia vita. Mi ha fatto capire come il calcio rimanga sempre un gioco. Penso sempre che dalle esperienze bisogna prendere la parte positiva, anche quando la parte positiva non c’è”.

UNA FAVOLA AZZURRA. Dall’azzurro ad Azzurra il passo è breve. Nel gennaio 2022 è questo il nome che con la sua compagna, Camilla, decidono di dare alla loro primogenita: “Diventare papà è stato un altro grande evento della mia vita, ha ridisegnato quelle che sono le priorità. Ti accorgi come una sconfitta o una giornata storta possano passare in secondo piano quando poi torni a casa e vedi tua figlia e tua moglie”. Giornate storte come quella vissuta lo scorso 29 giugno all’Olympiastadion di Berlino, dove con la Svizzera si è fermata la corsa della Nazionale a EURO 2024: “All’Europeo abbiamo avuto una parentesi non troppo felice, mi prendo le responsabilità del gruppo. Forse abbiamo fatto fatica anche a capirci, poi c’è stata grande maturità in questa ripartenza in Nations League e adesso stiamo facendo grandi cose. Spalletti ha un rapporto molto trasparente con tutti, dice le cose che pensa in faccia. Questa è una sua grande qualità”. A marzo l’Italia tornerà in campo per affrontare la Germania nei quarti di finale di Nations League, un confronto che sancirà anche quale sarà il girone degli Azzurri nelle qualificazioni al prossimo Mondiale: “L’obiettivo obbligatorio è partecipare al Mondiale perché è da due edizioni che non riusciamo a qualificarci”.