Attualità

Conservazione di uno storico patrimonio: nove maglie del Museo del Calcio in fase di restauro

L’iniziativa è stata possibile grazie alla collaborazione del Museo Egizio di Torino e del Museo del Tessuto di Prato

giovedì 11 luglio 2024

Conservazione di uno storico patrimonio: nove maglie del Museo del Calcio in fase di restauro

Un percorso di restauro e conservazione, per mantenere lo straordinario patrimonio museale: grazie alla collaborazione con il Museo Egizio di Torino e con il Museo del Tessuto di Prato, il Museo del Calcio di Coverciano ha intrapreso un iter per tutelare la sua ricchezza, le maglie che raccontano la storia della Nazionale italiana di calcio.

Grazie a Samanta Isaia, componente del Comitato Scientifico del Museo del Calcio nonchè direttore gestionale del Museo Egizio, lo stesso museo di Torino ha messo a disposizione il suo staff specializzato in restauri di tessuti per coadiuvare il Museo del Calcio.

In totale sono nove - tra Museo Egizio e Museo del Tessuto - le divise in fase di restauro, appartenenti per la maggior parte dei casi al periodo di massimo splendore della storia azzurra, negli anni Trenta, fino ad arrivare a cimeli degli anni Sessanta. Si parte dalle maglie di Giovanni Ferrari (Mondiali del 1934), Alfonso Negro (Olimpiadi del 1936) e Amedeo Biavati (1938), come a testimoniare i due titoli iridati e l’oro olimpico di quegli Azzurri imbattibili, proseguendo poi con la maglia dell’esordio di Silvio Piola in Nazionale (1935, in Coppa Internazionale; divisa successivamente ricamata dalla madre) e con l’unica maglia azzurra collezionata da Nereo Rocco nella sua carriera da calciatore (qualificazione ai Mondiali del 1934, contro la Grecia. Per la cronaca: quella è stata l’unica occasione in cui la Nazionale padrona di casa è passata dalle qualificazioni alla Coppa del Mondo).

In fase di restauro, è anche la meravigliosa maglia di Silvio Piola indossata nel 1939 in un’amichevole contro la Finlandia: è stata la prima divisa azzurra con numerazione sulla schiena. Prima non esistevano numeri a identificare i giocatori…

E poi, infine, le maglie di Boniperti (1947), Armando Picchi (1964) e Gigi Riva (1967, qualificazione agli Europei, poi vinti dagli Azzurri).

Insomma: un percorso virtuoso che ha coinvolto altri musei, per rendere ancora più belli quei cimeli che rendono davvero unico il Museo del Calcio di Coverciano.

 

Immagini del laboratorio del Museo del Tessuto di Prato