Campania

I ragazzi di Caivano e il loro sogno, diventato realtà, di lavorare a Coverciano. Gravina: “Un’iniziativa di grande valore”

Sedici studenti dell’Istituto Alberghiero F. Morano si sono alternati per cinque mesi per degli stage nella struttura ricettiva del Centro Tecnico Federale. La preside: “I ragazzi al centro del progetto”

mercoledì 17 aprile 2024

I ragazzi di Caivano e il loro sogno, diventato realtà, di lavorare a Coverciano. Gravina: “Un’iniziativa di grande valore”

Il ristorante e l’albergo di Coverciano sono ormai dei luoghi simbolo, non solo del Centro Tecnico Federale. Qui pranzano, cenano e pernottano gli Azzurri e le Azzurre, quando sono in ritiro per preparare i loro impegni internazionali. E qui - nel centro sportivo alle porte di Firenze, che lo scorso novembre ha festeggiato 65 anni di attività – si ritrovano tutti coloro che devono completare la loro formazione, per poter entrare come professionisti nel calcio italiano, qualsiasi sia il ruolo poi da ricoprire: allenatore, direttore sportivo, osservatore, preparatore atletico, match analyst… Dalla sala ristorante di Coverciano la visuale lascia sempre a bocca aperta; un panorama che non smette mai di stupire: le enormi vetrate si affacciano sul campo principale, quello intitolato a ‘Vittorio Pozzo’, il Ct più vincente nella storia azzurra con due titoli mondiali, un oro olimpico e due Coppe Internazionali nel proprio palmarès personale. Il terreno di gioco è un manto perfetto, di un verde intenso che lascia lontano il malumore e invita a dare il meglio di se stessi.

Per quasi cinque mesi questa visione così perfetta da sembrare perfino poco reale, dove un poetico mare d’erba si incontra con la fatica e il sudore degli allenamenti, è stata la stessa che ha accompagnato il percorso di alternanza scuola-lavoro di sedici ragazzi, che si sono avvicendati in questa esperienza che rimarrà impressa per sempre nelle loro menti. Ognuno impegnato in uno stage di quindici giorni, all’interno della struttura ricettiva del CTF, in un progetto che ha coinvolto tutte le varie professionalità del settore turistico, dall’accoglienza alberghiera alla ristorazione.

Un percorso partito da lontano e che ha portato ad unire due realtà che mai come in questi mesi sono state così vicine: Coverciano, la casa del calcio italiano, e Caivano, in provincia di Napoli, che la preside Eugenia Carfora non fatica a definire una ‘zona fragile’, con una dicitura che racchiude le difficoltà ma anche l’amore per questa terra.

Eugenia Carfora è la preside dell’Istituto Alberghiero F. Morano di Caivano, con cui la FIGC ha effettuato questa collaborazione per un innovativo progetto di alternanza scuola-lavoro. Il sei novembre c’era anche lei, ovviamente, quando i suoi ragazzi sono arrivati tutti insieme a Coverciano, per visitare il Centro Tecnico Federale e i luoghi che sarebbero stati poi teatro delle loro nuove esperienze professionali. “Il fatto che sia stata la Federazione stessa a bussare alla mia porta mi rende ancora più contenta” aveva sottolineato la preside all’epoca, mascherando l’emozione con la sicurezza con cui pronunciava quelle parole.

“È stata un’iniziativa di grande valore, sia dal punto di vista umano che professionale” sottolinea il presidente federale Gabriele Gravina, che poi continua: “Siamo felici che gli studenti dell’Istituto di Caivano abbiamo potuto cogliere questa opportunità, che è figlia di una precisa strategia federale sulla maggiore apertura del Centro di Coverciano alla cosiddetta società civile”.

Dopo oltre cinque mesi, terminata lo scorso venerdì 12 aprile l’esperienza lavorativa per i suoi sedici studenti, la preside Eugenia Carfora è tornata a rielaborare questo percorso, mentre la gioia vibra attraverso le sue parole: “Credo che lo sport possa essere un volano, per temprare le menti. E devo dire che non è facile arrivare a Coverciano, perché è un luogo di regole; dobbiamo lavorare per far sì che ci sia una Coverciano in ogni parte della Terra. I ragazzi sono stati fatti sentire al centro in questo progetto: in loro è nata la fiducia”.

In un articolo - a firma Jacopo Storni - uscito oggi sull’inserto settimanale ‘Buone Notizie’ del Corriere della Sera, è stato tratteggiato l’aspetto sentimentale di questa esperienza. Come nelle parole riportate dal maitre Pietro: “Quando due ragazzi hanno servito il Ct Spalletti, quasi tremavano d'emozione. Gli hanno detto che erano di Napoli, l'hanno ringraziato sentitamente per lo Scudetto riportato in città e l'hanno abbracciato”.

Coverciano è come se fosse diventato uno stato d’animo oltre che un luogo simbolo del calcio italiano; “un centro che si sta aprendo sempre di più” come sottolinea Mauro Grimaldi, il presidente di CTF Servizi, ovvero la società che gestisce la struttura ricettiva dove hanno lavorato i ragazzi di Caivano e che opera interpretando la strategia e le indicazioni della FIGC. “Questa esperienza – prosegue Grimaldi – è stata importante non solo per i ragazzi, ma anche per noi. Il calcio riceve molto dalle persone, dalla loro passione, e deve restituire. Questo percorso di accoglienza deve essere un inizio, non una fine: per questo motivo, a due dei ragazzi venuti qui da Caivano, verrà fatto un contratto stagionale per quest’estate, per lavorare con noi”.

Il Centro Tecnico Federale come un luogo sempre più dedicato all’accoglienza; perché oltre al progetto che ha coinvolto l’Istituto Alberghiero F.Moirano, non va dimenticata la ragazza affetta da sindrome di down che oggi lavora a Coverciano come cameriera. Un percorso di apertura che abbraccia più aspetti e che ha visto l’hotel di Coverciano diventare un ‘albergo sanitario’ in piena crisi pandemica, nella primavera 2020, e una struttura dove hanno potuto ritrovare un barlume di serenità alcune famiglie rifugiate ucraine e alcune calciatrici afghane.

La bellezza interiore, che riempie il cuore e che si accompagna alla bellezza esteriore: Coverciano è anche il luogo dove sono visibili alcune installazioni a cura del maestro Michelangelo Pistoletto e dove l’arte contemporanea si è fusa con lo sport, grazie anche al murale realizzato dall’artista Maupal, all’anagrafe Mauro Pallotta. Un’opera realizzata proprio all’esterno degli spogliatoi della Nazionale, per mostrare come il mondo del calcio italiano sia più che mai propenso ad accogliere e a fondersi con realtà che solo a primo acchito sembrano distanti.